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ESET Research analizza RansomHub, gli EDR killer e le connessioni tra bande rivali

da grandangolo / mercoledì, 26 Marzo 2025 / Pubblicato il Eset

La ricerca mette in luce connessioni tra bande attive nel ransomware e l’evoluzione di strumenti progettati per eludere i sistemi di sicurezza

I ricercatori di ESET, leader europeo globale nel mercato della cybersecurity, hanno analizzato i cambiamenti più recenti nell’ecosistema del ransomware, con un focus su RansomHub, nuova banda ransomware-as-a-service (RaaS) emersa nel 2024 e rapidamente diventata dominante. Il report offre una panoramica inedita sulla struttura degli affiliati e rivela collegamenti diretti con gruppi già affermati come Play, Medusa e BianLian. L’analisi approfondisce inoltre l’uso crescente degli Endpoint Detection and Response (EDR) killers, con particolare attenzione a EDRKillShifter, uno strumento sviluppato e gestito direttamente da RansomHub.

Nel 2024, la lotta al ransomware ha raggiunto due traguardi significativi: la scomparsa delle bande LockBit e BlackCat, precedentemente tra le più attive, e un calo significativo — pari al 35% — nei pagamenti documentati. Tuttavia, è aumentato del 15% il numero di vittime pubblicate sui siti di leak (dove vengono esposti pubblicamente i dati rubati alle aziende che non pagano il riscatto), incremento in gran parte attribuibile a RansomHub, attiva dal periodo immediatamente successivo all’operazione Cronos, condotta dalle forze dell’ordine contro LockBit.

Come accade per ogni nuova realtà RaaS, RansomHub ha dovuto attrarre affiliati, pubblicizzando i propri servizi nel forum in lingua russa, RAMP all’inizio di febbraio 2024, appena otto giorni prima della pubblicazione dei primi nomi di vittime. Il gruppo vieta esplicitamente attacchi contro i Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), Cuba, Corea del Nord e Cina. Un elemento distintivo della sua proposta è la promessa rivolta agli affiliati: ricevere l’intero importo del riscatto direttamente sul proprio wallet, con la sola aspettativa di condividere volontariamente il 10% con gli operatori, una formula piuttosto insolita.

Nel mese di maggio, gli operatori di RansomHub hanno introdotto un aggiornamento significativo, presentando il proprio EDR killer personalizzato: EDRKillShifter. Si tratta di un tipo di malware progettato per disattivare, rendere inefficaci o far crashare le soluzioni di sicurezza presenti sul sistema della vittima, in genere sfruttando driver vulnerabili.

EDRKillShifter è stato sviluppato internamente e integrato nella dotazione messa a disposizione dal gruppo. A livello operativo si comporta come un tipico EDR killer, pensato per aggirare i software di protezione che il gruppo si aspetta di trovare durante gli attacchi. La scelta di fornire direttamente questo strumento agli affiliati è rara: di norma, ciascun affiliato deve trovare in autonomia un modo per eludere i sistemi di protezione, riutilizzando strumenti esistenti, adattando proof of concept pubblici o acquistando EDR killer disponibili nel dark web. ESET ha osservato un forte aumento nell’utilizzo di EDRKillShifter, anche al di fuori dei casi direttamente riconducibili a RansomHub.

Gli EDR killer più avanzati sono composti da due elementi: un componente in modalità utente, responsabile del coordinamento, e un driver legittimo ma vulnerabile. L’esecuzione avviene in modo diretto: il codice installa il driver vulnerabile (in genere incluso nel malware stesso), scorre una lista di nomi di processo legati a software di sicurezza e invia al driver un comando per attivare la vulnerabilità e terminare i processi dal kernel. “Difendersi dagli EDR killer è complesso. I cybercriminali necessitano di privilegi amministrativi per installarli, quindi l’obiettivo è rilevarli e bloccarli prima che arrivino a quel punto,” spiega Souček.

ESET ha scoperto che alcuni affiliati di RansomHub lavorano anche per tre bande rivali: Play, Medusa e BianLian. Il legame con Medusa non sorprende, poiché è noto che gli affiliati spesso collaborano con più operatori contemporaneamente. Più inaspettata è la condivisione di strumenti tra RansomHub, Play e BianLian: è improbabile che queste ultime due abbiano ingaggiato lo stesso affiliato. Una spiegazione più plausibile è che membri fidati di Play e BianLian stiano collaborando con RansomHub, riutilizzando gli strumenti ricevuti nei propri attacchi. Si ricorda inoltre che Play è stato precedentemente collegato al gruppo nordcoreano Andariel.

Per ulteriori dettagli tecnici su RansomHub ed EDRKillShifter, è possibile consultare l’articolo “Shifting the sands of RansomHub’s EDRKillShifter” pubblicato sul blog di ESET Research su WeLiveSecurity.com. Si consiglia di seguire ESET Research su Twitter (ora X) per aggiornamenti sulle ultime novità della ricerca ESET.

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