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La ricerca di Ivanti rileva che quasi la metà dei dipendenti inglesi accetterebbe una riduzione dello stipendio mentre i due terzi degli intervistati rinuncerebbe a una promozione pur di continuare a lavorare da remoto

da grandangolo / martedì, 15 Giugno 2021 / Pubblicato il Ivanti

Solo il 16% dei dipendenti vorrebbe tornare in ufficio a tempo pieno, confermando la validità dell’approccio dell’Everywhere Workplace

Ivanti Inc., la piattaforma di automazione che aiuta a rendere ogni connessione IT più intelligente e sicura, ha presentato i risultati di un nuovo sondaggio tra i dipendenti inglesi, che ha sottolineato il buon riscontro ottenuto dall’approccio dell’Everywhere Workplace. Quasi due terzi (66%) degli intervistati ha dichiarato che preferirebbe lavorare da remoto anziché ricevere una promozione e quasi la metà (49%) ha affermato che accetterebbe una riduzione dello stipendio in cambio della possibilità di lavorare da remoto. Confermando ulteriormente il desiderio di lavorare a distanza, solo il 16% degli intervistati ha sostenuto di voler tornare in ufficio a tempo pieno in futuro.

Tra i maggiori benefici rilevati si evidenzia la riduzione da stress (42%), il risparmio di tempo (48%) e un migliore equilibrio lavoro-vita privata (45%). Di contro, le principali preoccupazioni sono legate a una minore attività fisica durante la giornata (40%), l’assenza di interazioni con i colleghi (44%) e il restare troppe ore davanti allo schermo (33%).  Nonostante queste criticità, in seguito all’adozione di modalità di lavoro in smart working, più della metà degli intervistati (55%) ha riscontrato un sensibile miglioramento del proprio umore.

Secondo l’indagine, il 39% degli intervistati preferirebbe lavorare da casa anche dopo l’emergenza sanitaria, mentre il 41% preferirebbe una combinazione tra casa e ufficio, confermando che questa flessibilità può essere un valido strumento di selezione del personale per le imprese, garantendo al tempo stesso protocolli di sicurezza, formazione e strumenti tecnologici adeguati a proteggere da eventuali cyberattacchi. Le organizzazioni hanno anche bisogno di modernizzare i loro help desk per garantire che i lavoratori da remoto ricevano soluzioni veloci e personalizzate a ogni problema IT.

La ricerca ha poi rilevato che il 23,38% degli intervistati ha contattato l’help desk almeno una volta alla settimana, mentre il 25,27% ha richiesto supporto IT da una a tre volte al mese mentre lavorava da remoto, sottolineando che le principali criticità sono state legate alla difficoltà di accedere alle risorse aziendali (20,78%), a problemi di Wi-Fi (21,98%) e reset delle password (28,77%).

“Poco più di un anno fa, la pandemia ha rimodellato il modo di lavorare di milioni di persone in tutto il mondo, senza tenere conto della preparazione o meno dei datori di lavoro”, ha dichiarato Chris Goettls, Senior Director of Product Management di Ivanti. “È chiaro che molti dipendenti hanno trovato un proprio equilibrio in ambienti di lavoro remoti. L’ingresso in questa nuova ‘era’ del lavoro, dove avremo dipendenti che operano da remoto o in modalità ibrida, richiede alle imprese l’implementazione di una strategia di sicurezza Zero-Trust per proteggere i propri asset digitali e garantire ai dipendenti l’accesso ai dati di cui hanno bisogno, ovunque essi stiano lavorando.”

Altri risultati interessanti della ricerca includono:

  • Il 61% degli intervistati del Regno Unito che ha lavorato da remoto ha riscontrato un aumento della bolletta dell’energia elettrica. I costi dei pasti (38%) sono stati citati come il secondo maggior costo sostenuto, seguito dai costi legati all’home office (31%).
  • Più della metà dei datori di lavoro (56%) ha affermato che i dipendenti dovrebbero sostenere il costo del canone di internet. Il 46% dei lavoratori sostiene che il proprio datore di lavoro dovrebbe provvedere a una sedia da ufficio. Ulteriori spese che, secondo gli intervistati, dovrebbero essere sostenute dal datore di lavoro sono la scrivania (35%), il cellulare (34%), e il telefono fisso (24%).
  • Il 42% ha ammesso di aver indossato i pantaloni del pigiama durante una videoconferenza, mentre il 34% ha guardato la TV o un film attivando la modalità “mute” nel corso di una call. Il 28% ha affermato di aver fatto una doccia durante una call.
  • Il 34% degli intervistati ha dichiarato che accetterebbe un nuovo lavoro se potesse lavorare sempre da remoto, mentre il 42% lo farebbe solo per una parte del tempo. Solo il 9% non sarebbe disposto ad accettare un lavoro solo da remoto.

Per proteggere le imprese nell’Everywhere Workplace, è necessario adottare una strategia Zero-Trust a più livelli per implementare i controlli di accesso, garantire la sicurezza dei dispositivi e proteggere le credenziali degli utenti. Con Ivanti Neurons, i team IT possono rilevare, gestire, proteggere e assistere i dispositivi da una singola piattaforma, fornire un accesso Zero Trust dal cloud all’edge e offrire un’ottima Customer Experience. La piattaforma utilizza bot automatizzati in grado di proteggere ogni dispositivo e dipendente, in qualsiasi lugo. Per proteggere gli ambienti di lavoro digitali e ridurre il rischio di eventuali violazioni, le organizzazioni possono anche implementare Zero Sign-On di Ivanti: un’autenticazione sicura e senza password rivolta ai servizi cloud aziendali.

I risultati del report Everywhere Workplace si basano su un sondaggio condotto da Ivanti nel maggio 2021. Il sondaggio, avvenuto online, ha utilizzato un campione rappresentativo di 1001 persone di età superiore ai 18 anni che lavorano da remoto nel Regno Unito. Per visualizzare i risultati del sondaggio, è possibile scaricarne una copia qui.

Taggato in: Everywhere Workplace, ivanti, Smart Working

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